Dal salmo 146
Dalla 1ª lettera di S. Paolo ai Corinti 9,16-19.22-23
Dal Vangelo secondo Marco 1,29-39
Come è bello seguire, grazie alla liturgia della domenica, i passi di Gesù. S. Marco nel primo capitolo del suo vangelo ci presenta la cronaca dettagliata di una giornata di Gesù, vissuta insieme con i suoi primi quattro discepoli, nella città di Cafarnao. Da buon osservante si è recato, prima di tutto, nella sinagoga e vi ha tenuto un insegnamento. Come abbiamo ascoltato nel vangelo di domenica scorsa, tutti i presenti sono rimasti colpiti dalle sue parole e dalla guarigione di un pover’uomo, vittima del demonio.
Immagino il gran parlare che ne è seguito per le strade del paese tanto che “la sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea” .
Senza bisogno di radio e né di televisioni più o meno “libere” la notizia, infatti, esce dalla città. Velocemente, di bocca in bocca, passa l’annuncio che una persona ha capacità straordinarie: parla di Dio in maniera strabiliante, spiega le scritture con semplicità ed efficacia, libera coloro che sono sotto il potere del male. “E usciti dalla sinagoga, si recarono subito in casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per la mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli”.
Scena stupenda nella sua essenzialità: Simone (il futuro Pietro) porta il gruppo di amici a casa; la suocera è malata e ne parla con Gesù; probabilmente lo è da tempo e i due fratelli, Simone ed Andrea sono preoccupati. Gesù entra, si avvicina, le prende la mano e, adagio, la solleva. Quel gesto, quello sguardo, quella delicatezza di Gesù liberano la donna dalla malattia e da ogni altro impedimento: subito si mette a servire il gruppo di ospiti.
Passare dalla malattia al servizio della comunità, qualunque essa sia, è il cammino che dobbiamo fare tutti. Come la suocera di Simone, però, forse siamo bloccati da una “febbre” che ci impedisce di muoverci verso gli altri, tanto da rimanere insensibili alle richieste di aiuto; forse abbiamo dimenticato perfino come ci si accosta all’altro, come si dà una mano per risollevarlo.
Gli amici di Gesù, riuniti per il pranzo attorno alla tavola, volentieri resterebbero fino a tardi a parlare con Lui, ma in città c’è un grande fermento. Il Vangelo narra infatti che: “venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demoni …“.
Una folla di malati e di posseduti dal male si è radunata nella speranza di essere guariti ed è sera ormai. Difficile immaginare la scena visto che le nostre strade sono illuminate a giorno dai lampioni, ma lì, a Cafarnao, ci sono solo flebili torce a dare luce ai volti e ai corpi disfatti dalla sofferenza. Polvere, olezzi di piaghe infette, urla, lamenti, pianti, richieste di aiuto. Un’umanità disfatta dal dolore è riunita davanti alla porta della città: certi tipi di malati non avevano il diritto di entrare ed erano confinati, per paura del contagio, in una sorta di isolamento, fuori dalle mura..
Gesù si avvicina, si accosta ai reietti, a quelli che vengono tenuti in disparte e porge loro la mano, li guarda, li ascolta, li abbraccia, li guarisce, li libera dal male.
Chi non vorrebbe una simile accoglienza, un simile abbraccio? Gesù non tiene conto dei nostri impedimenti, delle nostre “piaghe”, delle nostre brutture. Egli, oggi come allora, ci prende per mano e ci solleva, ci consola, parla al nostro cuore ferito, ci restituisce alla vita.
La notte è ormai scesa su Cafarnao e il gruppo di amici rimane ospite nella casa di Simone. Le emozioni della giornata sono state tante e ora tutti riposano, ma non Gesù. “Al mattino si alzò, quando era ancora buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce e, trovatolo, gli dissero: «Tutti ti cercano!»”.
Sì, Signore Gesù, tutti ti cerchiamo, forse senza nemmeno saperlo.
Abbiamo bisogno di Te, della Tua Parola e della Tua preghiera,
come di un balsamo che guarisce le nostre tristezze e ci libera dalle paure.
Vogliamo metterci sulle tue tracce per cercarTi sulle sabbie dei deserti che ci circondano.
Vogliamo stare con Te, ogni giorno, come un abitante di Cafarnao. Amen.
CB 07.02.09 MTM