01.01.2011
MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO
Dal libro dei Numeri 6, 22-27
Dal Salmo 66
Dalla lettera di S. Paolo ai Galati 4,4-7
Dal Vangelo secondo Luca 2,16-21
La liturgia, maestra santa, ci fa iniziare l’anno in modo splendido ponendo come prima lettura la bellissima benedizione riportata nel libro dei Numeri : ”Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”.
Al sorgere del nuovo anno siamo invitati a riscoprire la fecondità della benedizione da ricevere e da donare. E’ bene chiedere una benedizione per se stessi e lo è altrettanto invocarla sugli altri: gli anziani sui giovani, i genitori sui figli, il marito sulla moglie e viceversa.
Da tempo questo gesto è come scomparso tra noi; forse solo qualche anziana donna di paese sottolinea ancora ogni azione con la benedizione. Eppure è il gesto più bello e più affettuoso: affidare a Dio se stessi, la persona cara o un amico è un gesto di amore e di sottomissione alla volontà del Signore. Pur rimanendo nella libertà consegniamo a Dio la vita dell’altro, fiduciosi del suo amore e della sua fedeltà.
E’ ciò che ha fatto Maria da quando l’opera di Dio è entrata nella sua esistenza in modo così particolare. Quando ha incontrato l’angelo, nella penombra della sua casa, ha mosso numerose obiezioni, ma, dopo l’esplosione del canto del Magnificat, le sue labbra si sono chiuse mentre il cuore si dilatava ogni giorno di più per contenere l’Amore.
“Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”. La giovane vergine di Israele guarda ogni cosa, ascolta i cori degli angeli, gode dello stupore dei pastori, si inchina, insieme ai Magi, in adorazione del Frutto del suo ventre, ma rimane in silenzio, quasi per timore di perdere la santità di quei momenti. Semplicemente si meraviglia di tanta bellezza.
“I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto”. Davanti alla lode e all’esplosione di gioia dei pastori mi chiedo dov’è la mia, la nostra lode.
Che cosa abbiamo visto in questo Natale? Forse solo pentole ricolme di sughi, teglie nei forni, dolci profumati, cibo in grandissima quantità e regali di vario genere.
Che cosa abbiamo udito? Rumori di traffico intasato, grida di venditori, pubblicità assillanti.
Altro che voci di angeli, altro che silenzio adorante, altro che stupore! Eppure è nato il Salvatore del mondo! Il cielo si è aperto ed ha lasciato fluire la salvezza per ogni uomo.
Siamo bisognosi, oggi come ieri, di questo Bambino santo che viene a portarci la pace eppure ci lasciamo distrarre da mille cose forse anche buone, ma non necessarie!
Davanti alla grotta i protagonisti principali sono i pastori, poveri che hanno legato la loro vita al gregge e che non lo abbandonano, neppure di notte. Sono nomadi, senza la comodità di una calda e accogliente casa; sono senza una cultura riconosciuta, hanno però nel cuore la speranza e, quando nella notte vengono svegliati dal sonno, sono capaci di udire, di andare senza indugio, di vedere, di riferire e di testimoniare la loro straordinaria esperienza, glorificando e lodando Dio.
Signore perdonaci se fatichiamo a mescolarci con i pastori: ci sentiamo troppo moderni ed evoluti e così facendo abbiamo dimenticato la bellezza di sorprenderci davanti ad una povera grotta con “Maria, Giuseppe e il bambino adagiato in una mangiatoia”. Siamo andati alla ricerca di bellezze fatue e abbiamo tralasciato il mistero di Bethlem. Vogliamo svegliarci dal torpore e venire ad adorarti; desideriamo godere gioire davanti ad un Dio-Bambino. Donaci di vivere questo inizio d’anno nella benedizione e nella pace, nella certezza che Tu solo sei la nostra Pace. Amen.
CB 01.01.2011 MTM