11 MARZO 2012
III DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO B)
Dal libro dell’Èsodo 20,1-17
Dal Salmo 118
Dalla prima lettera di S. Paolo ai Corìnzi 1,22-25
Dal Vangelo secondo Giovanni 2,13-25
Il brano della prima lettura, tratto dal libro dell’Esodo, parla dei comandamenti in maniera chiara. Essi sono come i paletti di cemento posti nelle vigne a reggere i sarmenti delle viti. Senza di essi i grappoli, non essendo sollevati da terra e non potendo accogliere tutto il calore del sole, marcirebbero prima ancora di maturare. Forse le viti amerebbero stendere i rami liberamente, ma il lavoro dell’accorto vignaiolo ne segna il giusto percorso, affinché, al posto di informi cespugli, crescano piante rigogliose, piene di dolci grappoli di uva.
Così sono i comandamenti per noi: sostegni per crescere e produrre buoni frutti. Scompaiono in questo modo i luoghi comuni che abbiamo sui comandamenti: non divieti, ma aiuti, supporti nelle difficoltà quotidiane della vita.
Spesso le obiezioni nei confronti della legge di Dio nascono dal fatto che ne ignoriamo la fonte, l’origine. Come le sbarre delle culle, messe da genitori attenti e premurosi, sono per la sicurezza del piccolo, così i comandamenti, usciti dal cuore amante di Dio, sono stati dati per la nostra. Forse coloro che ce li hanno fatti conoscere avevano un’immagine di Dio-giudice pronto a punire, ma Dio è ricco di misericordia infinita e vuole solo il nostro bene.
«Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile: non avrai altri dèi di fronte a me». Questa dichiarazione, posta all’inizio della Tavola della Legge, dovremmo imprimerla nella nostra mente e nel nostro cuore: Dio si prende cura del suo popolo, di ognuno di noi, di me. Egli ci vuole liberi e, conoscendo le nostre fragilità, ci ha donato regole per facilitare il nostro cammino. La battaglia contro gli “idoli” che combattiamo giorno dopo giorno è il segno che, senza i “paletti” posti da Dio, saremmo facilmente sopraffatti.
È quello che è successo alla gente che frequentava il tempio di Gerusalemme: molti mercanti erano là per vendere gli animali per i sacrifici e questo era tollerato, ma Gesù vi trovò un vociante quanto irriverente mercato e questo era troppo. Il tempio, luogo dell’incontro con Dio era stato trasformato in una spelonca di ladri.
Gesù “allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi” . Una vera furia si abbatté sui mercanti e sulle loro mercanzie: vennero cacciati fuori tutti, tra lo sconcerto generale.
In fondo, cosa c’era di male? Servivano gli animali per i sacrifici e quegli uomini erano lì per venderli!
Già, cosa c’è di male nell’assumere comportamenti un po’ fuori dalla norma? Non santificare la festa come tempo da dedicare a Dio e agli altri, accettare qualche regalo per un servizio dovuto, vivere pensando esclusivamente alle proprie esigenze, frodare il fisco, non educare i figli secondo i valori che ci contraddistinguono, tradire il proprio coniuge, mettere a rischio la vita con la dipendenza dalle droghe, vivere come se Dio non esistesse significa abbattere i paletti posti a nostra protezione e scegliere la presunzione di essere capaci di libertà.
Gesù “disse: «Portate via di qui queste cose… ». Quali cose dobbiamo portare via dal nostro cuore, luogo privilegiato da Dio? Come abbiamo occupato lo spazio più prezioso di noi stessi? Quanta mercanzia vi abbiamo stipato? Quali sentimenti negativi abbiamo permesso che vi mettessero radici?
Forse abbiamo bisogno anche noi di armarci più che di una cordicella come fece Gesù, di chiamare una ditta di trasporti per sgomberare il cuore dal ciarpame di roba negativa che abbiamo lasciato che vi si accumulasse. Gesù, dice il Vangelo di oggi, “conosceva quello che c’è nell’uomo” mentre noi facciamo fatica ad ammettere le nostre miserie, i nostri sbagli. La Parola di Dio viene ad illuminare la nostra vita, a dare un giusto valore alle nostre scelte, proprio come dice il salmo 119 “Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino”.
Signore Gesù, perdonaci se ci siamo lasciati irretire dalle cose del mondo. Abbiamo pensato di essere più felici e invece ci siamo invischiati in cose che sono lontane dal bene. Guidaci verso la conoscenza della tua Parola e dei tuoi insegnamenti. Vogliamo dire con il salmista: “Corro sulla via dei tuoi comandi, perché hai allargato il mio cuore. Guidami sul sentiero dei tuoi comandi, perché in essi è la mia felicità”. Amen.
CB 11.03.2012 MTM