Sulla teologia della Tri­nità il Vangelo non of­fre formule o teorie, ma il racconto del monte ano­nimo di Galilea e dell’ultima missione affidata da Gesù a­gli apostoli. Tra i quali però alcuni anco­ra dubitavano. E la reazio­ne di Gesù alla difficoltà, al­la fatica dei suoi è bellissi­ma: non li rimprovera, non li riprende, ma, letteral­mente, si fa vicino. Dice Matteo: «Gesù avvicinatosi a loro?». Ancora non è stanco di avvicinarsi, di far­si incontro. Eternamente in­camminato verso di me, bussa ancora alla mia porta. E affida anche a me, nono­stante le mie incertezze, il Vangelo. Battezzate ogni creatura nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito. I nomi che Ge­sù sceglie per mostrare il volto di Dio, sono nomi che vibrano d’affetto, di fami­glia, di legami. Padre e Figlio, sono nomi che l’uno senza l’altro non esistono: figlio non c’è senza padre, né il padre è tale se non ha figli. Per dire Dio, Gesù scegli no­mi che abbracciano, che si abbracciano, che vivono l’u­no dell’altro. Il terzo nome, Spirito Santo, significa alito, respiro, ani­ma. Dice che la vita, ogni vi­ta, respira pienamente quando si sa accolta, presa in carico, abbracciata.

25639.html