16 AGOSTO 2009
XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B
Dal libro dei Proverbi 9,1-6
Dal Salmo 33
Dalla lettera di S. Paolo agli Efesini 5,15-20
Dal Vangelo secondo Giovanni 6,51-58
Molto opportunamente, il secondo brano della liturgia di oggi, tratto dalla lettera di S. Paolo agli Efesini, ci invita a fare “molta attenzione al modo di vivere”. Una simile sottolineatura, vecchia di quasi duemila anni, sembrerebbe inutile, visto come sono cambiati i tempi e i ritmi della vita di oggi rispetto a quelli di venti secoli fa, ma non è così. Infatti, rileggendo il brano, balzano agli occhi l’attualità e l’acutezza dell’analisi della situazione. La prima cosa che ci consiglia è “fare buon uso del tempo”.
Quale tempo in realtà? Forse s. Paolo non immaginava che oggi non lo abbiamo il tempo, che si corre, si parte, si arriva e si riparte, che ci sono gli impegni, i doveri, il lavoro, e, soprattutto in questo periodo, le ferie da organizzare per poterle vivere il più intensamente possibile. Nonostante tutto però l’invito è adatto; infatti sottolinea che “i giorni sono cattivi” e che, per vivere bene, bisogna comportarsi da saggi e non da stolti, senza eccedere in nulla.
Il segreto sta nel “comprendere qual è la volontà del Signore” sulla nostra vita. Prima però dobbiamo farci, con sincerità, una domanda: c’è un tempo per il Signore nella nostra vita? Riserviamo qualche momento per stare con Lui ? Siamo in relazione? Se non c’è spazio per Gesù nella nostra quotidianità non possiamo comprendere la sua volontà su di noi e tanto meno accettarla. Ecco allora i disagi, i dubbi, le ribellioni e forse anche il peccato.
S. Paolo suggerisce come usare il tempo in maniera fruttuosa: “intrattenetevi fra voi con salmi, inni, canti ispirati, cantando e inneggiando al Signore con il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo”.
Forse a noi manca proprio un profondo senso di gratitudine verso Dio per tutto ciò che ci ha dato: l’incarnazione del figlio unigenito Gesù, il dono dei doni, la ricchezza insperata, la salvezza gratuita, la santità sulla terra, il più dolce dei Signori, il più amabile dei fratelli, il più umile tra gli umili, il più santo tra i santi.
Nel vangelo di oggi Gesù continua il suo insegnamento sul pane. Sono già parecchie settimane che la Parola ci guida verso questa verità proclamata da Gesù: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo …. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno». Mangiare e vivere in eterno, due desideri presenti nell’uomo di ieri e di oggi, ma difficili da mettere insieme: se mangiamo troppo è certo che non vivremo bene e l’elisir di lunga vita è ancora una chimera.
Gesù parla di un cibo che è eterno, non si consuma e non fa male, è buono per tutti, cura ogni sofferenza, è sostegno sicuro per ogni cammino: è il Pane Eucaristico.
Quando partiamo la prima cosa di cui ci preoccupiamo è la preparazione dei panini o la ricerca di un autogrill per la sosta. Nell’affrontare il viaggio della vita forse non mettiamo la stessa cura: niente Pane, niente Vino, niente Parola come guida. Succede così che facilmente ci perdiamo, che smarriamo la strada, che seguiamo indicazioni errate rischiando di non raggiungere la meta.
“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui”. Inutile scandalizzarsi come fecero i Giudei che “si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Ciò che conta è che nutrendoci dell’Eucarestia rimaniamo in Gesù e Lui rimane in noi: questa è la promessa, la buona notizia, la verità annunciata da Gesù.
Non serve andare in cerca di fenomeni ed emozioni: in un pezzetto di pane ed in poche gocce di vino consacrati è racchiuso tutto il mistero del Verbo che “si è fatto Carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi” per sempre, nascosto nei tabernacoli di tutto il mondo.
Signore Gesù ti ringraziamo per questo dono grandissimo e semplice, a misura di noi. Ti chiediamo perdono perché spesso ci siamo sentiti sazi della nostra presunzione e abbiamo creduto di poter fare il cammino della vita senza di Te, senza il nutrimento che viene dal Tuo Corpo e dal Tuo Sangue. Ti preghiamo di mettere dentro di noi una fame inestinguibile del Pane Eucaristico e del Pane della Parola; solo così ricorreremo a te come affamati, bisognosi di ogni briciola dell’ostia consacrata e di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio. Amen.
CB 16.08.09 MTM