Ascolta il Vangelo di oggi:
Vincere sè stessi
Molti tentativi di cambiamento del mondo sono falliti semplicemente perché abbiamo cercato di cambiare il mondo intorno a noi non comprendendo che il più grosso contributo che potevamo dare al cambiamento eravamo innanzitutto noi stessi. È questa la testimonianza di un giovane santo, San Luigi Gonzaga, che oggi ricordiamo nella liturgia. Egli pur essendo destinato a una vita di onori e gloria, lascia tutto per occuparsi di una conquista ben più difficile: vincere se stessi, il proprio orgoglio, le proprie miserie. San Luigi vivrà la sua breve vita tentando di donare se stesso, rinnovando se stesso. Sarà forse questo il significato delle parole di Gesù nel vangelo di oggi:
“Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave?”.
Tutto quello che di bello vorremmo vedere al mondo dobbiamo trovarlo innanzitutto dentro di noi. E tutto quello che di brutto vorremmo non ci fosse al mondo dobbiamo sradicarlo innanzitutto da dentro di noi. Ma non c’è bisogno di andare con il pensiero alle grandi guerre o agli squilibri climatici, a volte i cambiamenti che desideriamo riguardano casa nostra, le nostre famiglie, la cerchia dei nostri amici. Più che accumulare malcontento dovremmo cominciare a dire come io posso cambiare affinché tutto cambi. Io sono il vero inizio di ogni cambiamento. Io innanzitutto. E a chi non vuole dare inizio al cambiamento a partire proprio da se stesso allora è bene ricordare che non ha nemmeno più il diritto di lamentarsi. Infatti lamentarsi di qualcosa che non va, può farlo solo chi ha fatto tutto quanto era in suo potere per cambiare le cose. Diversamente siamo solo ipocriti:
“Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”.
In fondo è buonsenso: non puoi pretendere dagli altri ciò che non sei disposto a fare tu per primo.
Don L. M. Epicoco