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“I farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là”. Sembra irrefrenabile in ogni tempo e in ogni cultura la tentazione di fare fuori tutto ciò che turba, che contesta, che è diverso da noi. Ogni ambiente chiuso non sopporta la novità e la diversità. Fu così anche per Gesù, ed è realtà amara anche per noi duemila anni dopo. La reazione di Gesù è quella però che ci racconta la profezia di Isaia: “Non contesterà né griderà, né si udrà nelle piazze la sua voce. Non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta, finché non abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le nazioni”. Egli è venuto affinché nel tempo stabilito possa lasciare che Caino torni ad uccidere Abele. Ma questa volta sarà lui Abele, l’innocente che non subirà più la morte ma l’accetterà liberamente per ciascuno di noi. Gesù è venuto per chiudere la partita aperta con Adamo ed Eva. È venuto a fare giustizia prendendo su di sé tutto il carico dell’ingiustizia. Su Gesù tutto il male del mondo va a infrangersi. È Lui che incassa tutto quello che da soli non riusciremmo mai ad arginare. I farisei vogliono uccidere il Salvatore del mondo, ma anche pensando a loro Gesù dirà un giorno: “Padre perdonali perché non sanno quello che fanno”. Tutti abbiamo addosso questo perdono di Gesù, anche noi che forse dovremmo invece sapere. Nessuno però forse si accorge veramente della portata di Gesù finchè lo Spirito non gli apre il cuore e la mente. Oggi possiamo solo metterci in fila insieme con quelli che lo seguono, e credere che anche per noi c’è guarigione: “Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo”. Credo che questo sia l’unico caso in cui possiamo disobbedire a Gesù perché non si può tacere un simile incontro, una simile grazia. Ma credo che la miglior predica sia quella della testimonianza non quella delle semplici parole che a volte passano senza essere davvero credibili.
L. M. Epicoco