Ascolta il Vangelo

Il male è come un parassita, vive rubando la vita di ciò a cui si aggrappa. Non serve essere per forza posseduti come l’uomo del Vangelo di oggi per sentirne gli effetti. Il male lavora nella maggior parte dei casi senza farsi vedere, senza mettersi in evidenza. Basta una zona d’ombra nella nostra vita, e lui come un fungo, come muffa comincia a mettere radici e a rubarci vita, gioia, serenità, pace, significato. L’unico modo di bloccarlo è smascherarlo, è eliminare le zone d’ombra, è lasciare entrare la luce lì dove non entra mai. Raccontato così sembra semplice, ma per esperienza tutti noi sappiamo che la faccenda è molto più complicata. Per tutta la vita combattiamo contro di lui. Per tutta la vita cerchiamo di togliergli potere e dominio. Nel Vangelo di oggi lo incontriamo nelle tinte forti di una possessione diabolica. E credo che il Vangelo ce lo racconti non soltanto per dirci che Gesù ha potere su di lui, ma anche per mostrarci come agisce: “nessuno più riusciva a tenerlo legato neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno più riusciva a domarlo. Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre”. Emergono così due sintomi: l’incapacità a un legame (nessuno poteva più tenerlo legato neppure con una catena), e il farsi male da solo (percuotendosi con delle pietre). Quando si ammalano le nostre relazioni allora quello è un chiaro sintomo che il male sta facendo danni in noi. Quando facciamo delle scelte che ci fanno del male e scegliamo quella parte della vita che più ci danneggia, ecco che c’è un problema serio di male da affrontare. L’incontro con Cristo è l’incontro con una liberazione. “Gli diceva infatti: «Esci, spirito immondo, da quest’uomo»”. Ed è proprio a partire da questo incontro che la nostra vita torna ad essere pienamente umana.

L. M. Epicoco