Ascolta il Vangelo:

Mt 1, 16.18-21.24a

Lc 2,41-51a

La festa di San Giuseppe ci ricorda che il cristianesimo è vincente solo se è vissuto alla maniera di questo immenso uomo. Infatti Giuseppe è un uomo come noi che si ritrova con la vita frantumata dalle circostanze che gli accadono. Chi più di lui poteva lamentarsene, arrabbiarsi, fuggire. Eppure egli rimane lì, nelle cose che gli accadono e che alla fine si rivelano come storia di salvezza. Guardando le sue scelte capiamo, ad esempio, che davanti a una difficoltà, a un dolore, a un evento inaspettato, non serve a molto rifletterci, pensare, analizzare, si ha bisogno di accogliere una chiave di lettura più grande che è appunto dono dello Spirito. I sogni di Giuseppe sono segno della sua vita spirituale. Egli con i suoi ragionamenti arriva a una soluzione umanamente giusta ma realmente sbagliata, ecco allora che Dio interviene e gli spalanca la prospettiva. La preghiera è il luogo dove i nostri ragionamenti ricevono un orizzonte più grande. Ogni volta che Giuseppe dovrà vivere cose simili agirà sempre alla stesso modo: prega e affronta; prega e si prende la responsabilità di ciò che ha davanti in quel momento; prega e si ingegna ad affrontare con il suo possibile le cose che gli stanno capitando. Non ci sono effetti speciali nella sua esperienza, è lui invece ad essere speciale, perché è l’emblema della fiducia e della concretezza. In questo senso tutta la sua personalità è racchiusa in questo dettaglio: “Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa”. Non esiste nessun altro modo per realizzare i sogni se non destarsi e mettersi in gioco imparando il dono di se stessi.

L. M. Epicoco