Ascolta il Vangelo
Se il Vangelo fosse stato scritto solo per darci dei buoni esempi allora avrebbe dovuto epurare molti racconti e molti dettagli, e tra di essi queste due affermazioni che leggiamo nel racconto della resurrezione dell’evangelista Marco. Il primo riguarda l’incontro con la Maddalena: “Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni. Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere”. Il secondo è questo: “Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere”. L’incredulità dei discepoli è davvero scandalosa. I primi a non crederci sono proprio loro. E se il Vangelo ci riporta questa loro fatica è forse per dirci che anche da credenti ognuno di noi combatte sempre con la propria incredulità. Essa, anzi, rappresenta il primo argomento del Risorto: “Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato”. L’evangelista Marco ci dice che non credettero subito perché avevano il cuore indurito. È di questo cuore indurito che dovremmo preoccuparci, infatti se funziona il cuore funziona anche il dono della fede, ma se non funziona il cuore nemmeno il dono della fede può fare molto. Per questo il primo dono che dovremmo chiedere a Gesù è riattivare il nostro cuore, rompendo la corazza che gli abbiamo messo attorno.
L. M. Epicoco