Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 11,28-30
In quel tempo, Gesù disse:
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Parola del Signore.
Commenti di don L. M. Epicoco:
“Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò”. In un mondo come il nostro in cui tutto si misura da quanto si riesce a produrre, ci è difficile capire la logica del vangelo che da noi non pretende risultati. A Gesù interessiamo noi non quello che produciamo. In questo senso la vita spirituale è lasciarsi abbracciare da questo amore che non pretende da noi nulla, paradossalmente nemmeno conversioni forzate. L’amore di Dio non è strategico. Egli non ci ama per poi chiederci di essere più buoni. Egli ci ama e basta. Ci ama gratuitamente. La decisione di vivere meglio la nostra vita poggia sulla nostra libertà e non su un ricatto affettivo travestito da teologia. “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime”. Allo stesso tempo nella vita spirituale noi non ci lasciamo solo abbracciare, ma troviamo anche un modo per poter accogliere la vita nel migliore dei modi. Gesù dice “imparate da me”. Ma imparare cosa? La mitezza e l’umiltà del cuore. Queste due caratteristiche dovrebbero essere le due cose a cui dovremo più anelare nella nostra vita. La mitezza perché essa è una ferma dolcezza. Noi siamo capaci o di violenza o di buonismo, quasi mai riusciamo a tenere insieme queste due cose. Così o reagiamo con violenza, con rabbia, con rancore, oppure con un buonismo da quattro soldi. L’umiltà invece è una capacità di concretezza estrema e di fiducia totale in un Altro. Da questo si comprende come la fonte della mitezza e dell’umiltà di Cristo risiede nella Sua relazione con il Padre. Solo quando si accetta di essere amati da Qualcuno si trova la forza di resistere al male senza farsi imbruttire e di conservare un sano realismo perché ci si fida completamente di Qualcuno. Gesù ci ha mostrato come la cosa più decisiva in una vita non è nell’autosufficienza, ma nella relazione. Per questo pregava, perché solo nella Sua relazione con il Padre trovava la forza per fare tutto. E allora qual è il motivo per cui noi non preghiamo veramente?