Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,37-40

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

Parola del Signore.

o

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 25,31-46

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Parola del Signore.

o

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 5,1-12a

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Parola del Signore.

Commenti di don L. M. Epicoco:

La morte è una certezza che non fa distinzioni di credo, di razza, di convinzioni. Ogni uomo e ogni donna sa che deve passare attraverso l’esperienza della morte. Quando ne diventiamo consapevoli abbiamo due opzioni: o disperarci, o domandarci come sia possibile che una cosa che faccia parte così strutturalmente della nostra natura umana si scontri con un desiderio infinito di vita e di eternità che ci portiamo nel cuore. Ma questa riflessione non nasce quasi mai in astratto, ma in un momento preciso della nostra vita, e cioè quando facciamo l’esperienza di perdere qualcuno che amiamo. La morte delle persone che amiamo fa nascere in noi il grande interrogativo sul perché della morte. La Chiesa ci fa ricordare in questo giorno tutti i nostri cari defunti, dopo averci ricordato ieri il destino a cui tutti siamo chiamati. Siamo nati per la vita, non per la morte. Tutte le volte che amiamo facciamo un po’ l’esperienza dell’eternità perché ci accorgiamo che l’amore ha la capacità di dare significato a ogni cosa. L’assenza dell’amore invece ci fa sperimentare la morte. Quando pensiamo alla risurrezione di Cristo, dovremmo avere chiaro che essa rappresenta un amore talmente concreto, e talmente affidabile e certo, che ha il potere di salvarci dalla morte. Solo chi è amato può permettersi anche di morire perché l’amore impedisce sempre alla morte di avere l’ultima parola. In questo senso il dolore che proviamo per il distacco fisico con qualcuno non deve mai far diminuire l’amore, perché quell’amore argina la morte dal pronunciare un’ultima definitiva parola su di lui. Ma anche se qualcuno di noi se ne dimenticasse, ecco sentirci rivolte le parole indelebili di Gesù. “io non ti dimenticherò mai”. Siamo salvi perché siamo amati, la morte non può farci nulla.