Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 11,11-15
In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono.
Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elìa che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!».
Parola del Signore.
Commenti di don L. M. Epicoco:
“In verità io vi dico, che fra i nati di donna non è sorto nessuno maggiore di Giovanni il Battista”. Detto da Gesù questo complimento, ci fa capire che la statura umana di Giovanni Battista non è qualcosa di trascurabile. E infatti forse tra tutti i personaggi di cui è popolata la Bibbia, Giovanni sembra condensarne il meglio. Uomo, profeta, coerente, povero, autorevole, affascinante, onesto, libero, essenziale, e infine martire. Ma dice Gesù: “eppure il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui”. Come è possibile? Ciò è possibile perché la logica del regno non poggia più sulla qualità della nostra umanità, ma sulla capacità che ha l’amore di Dio di rendere degno ciò che non lo è. Se dovessimo semplificare dovremmo dire che tra uno bravo e uno amato, quello amato ha una marcia in più. E infatti basta guardare la nostra vita per accorgerci che così è. Molto spesso è l’amore che ci sentiamo addosso l’unica cosa che muove la nostra vita. Se essa dovesse poggiarsi sulle nostre forze, capacità, coerenze, fedeltà, si arenerebbe subito. E molti di noi sono arenati proprio perché continuano a pretendere da se stessi di essere bravi, mentre il segreto è nel sapere di essere amati. Infatti l’amore di Dio non è una cosa che riceveremo un giorno, ma qualcosa che c’è già. Noi siamo già amati, adesso, ma il vero problema è che non ne siamo consapevoli, non ce ne accorgiamo, non lo sentiamo nella parte più profonda di noi. La scoperta della vita spirituale coincide con la consapevolizzazione di quanto siamo amati ora, anche se non lo meritiamo, anche se non valiamo nulla, anche se siamo nel più profondo degli inferi. La fede, prima di essere la capacità di credere che Dio esiste, è ancor di più la capacità di credere che mi ama. Il vero problema quindi non è convincere Dio ad amarci, ma convincere noi stessi ad arrenderci a questo amore. Togliere le difese e farlo arrivare fin nel nostro profondo. È il grande lavoro di permettere a noi stessi di lasciarci amare da Lui.