Ascolta il Vangelo
A volte si arriva a Gesù perché si è toccato il fondo, e di questo non dobbiamo vergognarcene. La storia di Giairo, padre disperato, e la storia dell’emorroissa, anch’essa priva ormai di ogni via d’uscita dal suo male, ci ricordano che molto spesso la prima esperienza della fede si manifesta come perdita di ogni speranza umana. Tutto questo può essere rischioso perché si può rimanere in relazione con Dio solo perché si è nel bisogno. Ma è proprio su questo punto che il Vangelo di oggi getta una luce nuova. Infatti la cosa che colpisce della guarigione della donna non è tanto il miracolo che riguarda il suo corpo, quanto l’ostinazione di Gesù nel cercare il suo sguardo: Egli vuole costruire con lei una relazione. Vuole passare da un rapporto basato sul bisogno, a un rapporto basato sull’incontro. “Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Gesù rispose: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male»”. Credere è considerare Gesù una persona con cui costruire un rapporto, e non semplicemente un anonimo distributore di grazie. E proprio sulla stessa linea, Gesù invita Giairo a fidarsi di Lui soprattutto quando tutto sembra ormai perduto: “Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, continua solo ad aver fede!»”. La lezione è grande: se cerchiamo Dio perché abbiamo bisogno di Lui, dobbiamo però fare in modo che quella ricerca non ci porti solo a soddisfare un bisogno ma a scoprire un volto nascosto dietro a una grazia. È la persona di Gesù che ci fa cristiani, non i miracoli. Essi sono solo una conseguenza non un fondamento.
L. M. Epicoco