Ascolta il Vangelo
Ci sono gesti di Gesù che sono più potenti delle sue parole. Uno di questi è quello della lavanda dei piedi. Deve essere piombato il silenzio in quel cenacolo. Gesù offre loro un aperitivo fatto di gesti che non scorderanno più. Ma al margine di questa scena, il Vangelo di oggi ci racconta come Gesù sottolinea ciò che ha fatto: “Un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica”. Il valore dell’esempio che ha dato deve diventare una costante in noi che siamo i suoi discepoli. Imparare a servire non è al di sotto della nostra dignità. Lavare i piedi dei nostri fratelli non è sminuire ciò che siamo ma esattamente il contrario, mostrarlo. E servire non significa lavare solo i piedi di chi si ama. Non significa lavare solo i piedi di chi sai che ti ama come Giovanni. Significa imparare a lavare i piedi anche a Giuda perché la vera libertà è smettere di diventare specchio di chi abbiamo di fronte. Infatti ci viene fin troppo facile usare la stessa moneta che le persone con cui abbiamo a che fare, e non di rado usiamo il male con chi ci ha fatto del male e il bene con chi ci ha fatto del bene. Ma che differenza c’è così tra noi e coloro che non hanno incontrato Cristo? Ci aveva messo anche Gesù in guardia da una simile prassi: “Non fanno così anche i pagani?”. C’è bisogno quindi di una “differenza”, di un modo altro di vivere, di scegliere, di agire. Noi allora continueremo ad amare anche quando saremo inginocchiati davanti all’ingratitudine, a chi ci tradisce, a chi non ci capisce. Noi continueremo ad amare nonostante tutto. Noi continueremo ad amare contro ogni speranza. Amare come ha fatto Gesù, fino a perdonare chi l’ha messo in croce. Si è liberi quando si ama così e non quando si ama per reazione. In questo senso Giuda non è uno sfigato o una comparsa per far compiere le scritture. Giuda è stato amato con la stessa intensità del discepolo amato. Non pecca per un deficit d’amore ma per sua libera scelta.
L. M. Epicoco