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“Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l’avrei detto. Io vado a prepararvi un posto”. Credo che tra le ferite più profonde che una persona possa vivere c’è quella dell’abbandono. La sensazione che prova una persona ferita nell’abbandono è quella di non sentirsi mai a proprio agio, di sentirsi sbagliata, di sentirsi di troppo. Per questo non c’è mai pace, non c’è mai quiete. Da un momento all’altro potrebbe risuccedere e così rischia di passare un’intera vita sulla difensiva. Gesù è Colui che più di tutti gli altri risana da questo tipo di dolore. Ma la guarigione passa anche attraverso un’assenza necessaria: “quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via”. Ed è proprio qui che il più concreto e bisognoso di concretezza dei discepoli, Tommaso, fa una domanda decisiva: “Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. È la relazione con Cristo la strada che ci riporta a casa. È Lui la via che dobbiamo percorrere. Ma questa relazione si gioca su due registri: quello della presenza e quello dell’assenza. C’è una relazione che va coltivata anche nell’assenza. Si vuol bene a qualcuno anche quando non c’è, non è a portata di mano, non lo si sente e vede. Anzi è proprio in quei momenti che la relazione con quel qualcuno che si ama si rafforza. Se invece l’assenza e la lontananza fanno smettere l’amore allora non c’era amore. L’amore è fiducia nell’altro sempre: è fiducia nella sua presenza che ci rassicura, ma è fiducia anche nella sua assenza che ci costringe a domandarci se il nostro amore è più grande di una distanza o di una semplice rassicurazione. Bisogna fidarsi di Gesù soprattutto quando sembra non esserci. E’ la memoria di quello che ci ha detto che ci guida in certi momenti.
L. M. Epicoco