Ascolta il Vangelo
Dicono e non fanno.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 23,1-12
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere,perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
Parola del Signore
Commento di don Luigi Maria Epicoco:
C’è un’accusa che svuota di credibilità il cristianesimo, ed è racchiusa nelle lapidarie parole che Gesù usa contro gli scribi e i farisei nel Vangelo di Matteo della XXXI domenica del tempo ordinario: “dicono e non fanno”. Riempirsi la bocca di bei discorsi ma non essere disposti a fare la fatica di metterli in pratica ci espone non solo al ridicolo ma oscura anche la bellezza di ciò che Gesù ci insegna nel Vangelo. In fondo Egli non ci ha chiesto di essere sempre all’altezza delle situazioni, ma di provarci ogni giorno. Mettere in pratica ha come significato proprio la fatica di provarci sempre, nonostante fragilità e cadute. Fare invece i maestri con i guanti bianchi e sentenziare sulla vita altrui senza rendersi nemmeno conto dei pesi che delle volte carichiamo sulle spalle degli altri è proprio ciò che Gesù più stigmatizza. Dobbiamo quindi sempre ricordarci che l’unica predica che gli altri possono tollerare è quella della nostra testimonianza, diversamente saremo solo fastidiosi ma non significativi. C’è poi un altro aspetto che Gesù dice chiaramente: “Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo”. Che significato ha tutto questo? È inevitabile nella vita avere maestri, padri e guide, e ciò è una fortuna. Sarebbe terribile vivere senza avere mai qualcuno che ci indica la strada, ci guida, ci prende a cuore. Ciò che però Gesù vuole dire è che in ultima analisi il vero e unico Maestro, il vero e unico Padre e l’autentica Guida è solo Dio, e tutto questo ci aiuta a relativizzare tutti quelli che sulla terra ricoprono umanamente questi ruoli. Solo così possiamo perdonarli perché non sono perfetti, infatti non possono esserlo perché solo Dio lo è. Essi sono solo creature umane che provano a fare del bene anche se a volte gli riesce male. Di sicuro però c’è una regola d’oro che salva tutti: “Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo”. Mai pensarci come padroni degli altri, ma sempre ricordarsi che cristianamente comandare è sinonimo di servire.