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Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 1,7-11
In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Parola del Signore.
Commento di don Luigi Maria Epicoco:
L’acqua di Giovanni fa da cornice alla festa del Battesimo del Signore. C’è però da dire che il battesimo operato da Giovani è un battesimo fatto dal basso, con l’acqua delle profezie, dei buoni propositi, del desiderio di cambiar vita, della speranza di incontrare un svolta. Giovanni suscita con la sua acqua la rinascita della sete vera nel cuore della gente. Solo su quella sete si può ricevere una vera acqua, quella che ha dissetato l’umanità in maniera definitiva e che è il Cristo. Per questo il Battista precisa: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Cosa sarà mai questo secondo battesimo che non contempla più la semplice acqua ma lo Spirito Santo? Esso è un battesimo diverso, indelebile, che non può più scivolarci addosso perché è il battesimo incancellabile di sentirsi di qualcuno, di sentirsi amati, di sentirsi affidabili. “E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento»”. Gesù è il destinatario di queste parole bellissime, ma la buona notizia del Vangelo è sapere che Gesù ha spalancato queste parole a tutti. Essere battezzato per un cristiano significa lasciarsi misteriosamente segnare interiormente e in maniera indelebile dall’Amore di Dio fino al punto da sentirsi figli amati. Tutta l’opera del male è tentare di distrarci da questo dono eterno di essere amati e figli. Se il male ci fa peccare è perché sa che l’effetto del peccato è occultare la consapevolezza di questo amore incancellabile di Dio. Quando Caino vede le proprie mani sporche di sangue si convince di essere ormai imperdonabile. La risposta di Dio è stata mandare Suo Figlio Gesù a salvare la vita perduta di Caino e a riscattare quella Abele. Avere fede è credere che Dio ama tutto di noi: sia la parte di Caino che ci abita con tutte le nostre fragilità e capacità di sbagliare, che quella di Abele con tutto quel desiderio di giustizia e innocenza. Oggi è la festa in cui ognuno deve interrogarsi che fine ha fatto il proprio battesimo.