Io sono la luce del mondo.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 8,12-20
In quel tempo, Gesù parlò [ai farisei] e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».
Gli dissero allora i farisei: «Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera». Gesù rispose loro: «Anche se io do testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove sono venuto e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. E anche se io giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato. E nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera. Sono io che do testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà testimonianza di me».
Gli dissero allora: «Dov’è tuo padre?». Rispose Gesù: «Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio».
Gesù pronunziò queste parole nel luogo del tesoro, mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora venuta la sua ora.
Parola del Signore.
Commenti di don L. M. Epicoco:
La scena raccontata dal Vangelo di Giovanni fotografa una condizione molto frequente nella nostra vita: sbagliare e sapere di sbagliare. L’adultera presa in flagranza di reato e condotta da Gesù, rappresenta la fine di ogni forma di ipocrisia dietro la quale molto spesso ci nascondiamo. La prima grazia che riceve questa donna è quella di non poter più nascondersi e di dover ammettere la verità delle sue scelte. Il problema però è rappresentato da chi la sta aiutando a fare verità, infatti la gente che ha intorno ha uno scopo ben preciso, quello di applicare la legge e ucciderla. A peggiorare la situazione c’è poi anche la geniale idea di approfittare dell’esecuzione di questa donna per mettere alla prova Gesù. È qui che emerge tutta la diversità di Gesù. Infatti egli non scusa questa donna negando ciò che ha fatto ma disarma le mani di chi vuole colpirla invitandoli a guardarsi tutti allo specchio: “«Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi”. Serve a poco fare verità sulla propria vita se poi quella stessa verità la usiamo per condannare. Gesù fa verità perché vuole salvare. È un po’ come andare da un medico e manifestare la propria malattia: perché lo facciamo? Per sentirci dire che meritiamo di essere malati o per essere curati? Davanti alla misericordia di Dio si sta come un malato e non come un imputato. «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».