1. Il Sabato Santo la Chiesa sosta presso il sepolcro del Signore, meditando la sua passione e la sua morte, nonché la discesa agli inferi, e aspettando la sua risurrezione, nella preghiera e nel digiuno.
2. Spogliata la sacra mensa, la Chiesa si astiene dal sacrificio della Messa fino alla solenne Veglia o attesa notturna della risurrezione. L’attesa allora lascia il posto alla gioia pasquale, che nella sua pienezza si protrae per cinquanta giorni.
3. In questo giorno la santa comunione si può dare solo sotto forma di Viatico.
Commenti di don L. M. Epicoco:
Il sabato santo assomiglia a ciò che rimane di un paesaggio il giorno dopo la tempesta. Tutto è silenzioso, ma sono solo rovine. Eppure in quell’apparente fine è nascosta la chiave di volta di tutto. Chi avrà il coraggio di stare in un luogo simile? Il Vangelo ci dice che solo le donne rimangono accanto a Gesù anche quando tutto sembra finito. I discepoli uomini sono fuggiti tutti, loro invece, le donne, hanno accompagnato Gesù passo passo, fin dentro il sepolcro. Forse è proprio per questo che Gesù concede loro il privilegio di assistere per prime alla Pasqua. Ma oggi non è ancora Pasqua. Oggi è silenzio. Oggi è pazienza. Infatti le cose più importanti della vita sono figlie della pazienza, sono propiziate dalla fedeltà. È questa la lezione immensa di oggi: non avere fretta, saper attendere, camminare anche quando tutto sembra perduto, sperare contro ogni speranza. La loro testa sa bene che tutto è finito, ma in loro c’è qualcosa che le spinge a continuare a offrire la loro tenerezza anche al corpo morto di Gesù. Bisogna fidarsi più del sesto senso del cuore che della disperazione esatta dei nostri ragionamenti. La via di Pasqua è un imprevisto nei nostri calcoli.