In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
Parola del Signore.
Commenti di don L. M. Epicoco:
«Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti»
Il primo mattone di una casa regge tutta la casa, ma si trova sotto a tutti gli altri mattoni, apparentemente all’ultimo posto, quello che non vede nessuno perchè le fondamenta sono sempre interrate. Il servizio che Gesù chiede nel Vangelo di oggi ha lo stesso valore: “Se vuoi essere primo cerca di essere un punto d’appoggio fondamentale nella vita degli altri”. E certamente qualcuno potrebbe obiettare: “E chi è d’appoggio a me?”. Gesù! Essere cristiano significa accettare che Gesù si è fatto l’ultimo di tutti, il servo di tutti, cioè il punto d’appoggio fondamentale per me e per te. Se non ti poggi su di Lui è ovvio che il massimo che ti verrà in mente è usare gli altri come tuoi personali scalini per venir fuori dalla tua infelicità. Se invece ti poggi su di Lui non cerchi più di farti grande sugli altri, ma di essere fondamentale tu per loro, senza pretese e senza rivendicazioni.