Dal libro del Deuteronomio 4,32-34.39-40
Dal Salmo 32
Dalla lettera di S. Paolo ai Romani 8,14-17
Dal Vangelo secondo Matteo 28,16-20
L’ultimo versetto del vangelo di Matteo di oggi è la dichiarazione più rassicurante che Gesù potesse fare ai suoi amici “Ecco, io sono con voi tutti giorni, fino alla fine del mondo“. Non più solitudine e senso di abbandono, dunque, non tristezze e nostalgie vane, nessuna perdita dell’amico caro, ma un capovolgimento completo della relazione fino ad allora vissuta.
Gli apostoli, che facevano fatica a vedere Gesù quand’egli camminava per le strade della Galilea, assorbito com’era dalla folla che lo cercava senza sosta, ora vengono rassicurati dalla dichiarazione di una vicinanza costante, giornaliera.
Ad ogni difficoltà, ad ogni disagio essi ne sperimentano la presenza in modo tangibile: non possono negare che Gesù è con loro “tutti i giorni“, non possono non avvertire, dopo la Pentecoste, il soffio dello Spirito Santo che sorregge la loro opera di evangelizzazione, non possono dimenticare che Gesù ha insegnato loro a pregare Dio chiamandolo “Padre”.
Adesso devono semplicemente ricordare quello che Gesù ha detto, fatto, promesso, raccomandato. Ritorna il verbo che è alla base dell’esperienza cristiana: “ricordare”.
Nella prima lettura, tratta dal libro del Deuteronomio c’è l’invito a fare memoria degli avvenimenti che hanno legato, in modo indissolubile, un popolo a Dio: «Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te…». Dio si è manifestato al popolo eletto, agli uomini, a noi, attraverso gli avvenimenti con “prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso…”.
Sentiamo dentro di noi la gratuità di questa scelta? Abbiamo assaporato l’amarezza della schiavitù in Egitto e la gioia della liberazione? Abbiamo desiderato il compimento della promessa di avere un “luogo” dove stare e sperimentato la desolazione del cammino difficoltoso nel deserto?
Abbiamo gioito all’annuncio della nascita del Messia, riconoscendo nel figlio del falegname il Verbo incarnato? Ci siamo lasciati convertire dalle parole di Gesù sedendoci ai suoi piedi come Maria di Betania, servendolo come Marta, lasciandoci riportare in vita come l’amico Lazzaro? Ci siamo turbati alla Sua richiesta di amore come fece Pietro e abbiamo avuto il coraggio di seguirlo fin sotto la croce, luogo di vergogna e di morte, come fece Giovanni? Siamo corsi al sepolcro di buon mattino per lasciarci sorprendere dalla Sua resurrezione? Abbiamo atteso nel cenacolo lo Spirito promesso per lasciarci riempire da questo soffio di vita nuova? Siamo usciti nelle piazze a parlare di lui e della sua vittoria contro la morte, del Padre e del Santo Spirito?
Pretendiamo di avere la fede, senza conoscere il Signore nella quale riporre la nostra fiducia, senza fare esperienza del Suo amore, della Sua vicinanza.
La fede è una relazione forte con Qualcuno che mi conosce nel profondo e che mi sforzo di conoscere attraverso ciò che ha detto, ha fatto e continua a fare.
Gesù risorto ha offerto a tutti noi una eredità inaspettata, gratuita, conquistata senza alcun merito da parte nostra, come dice s. Paolo nella lettera ai Romani: “… voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!» E se siamo figli, siamo anche eredi di Dio “. Apparteniamo alla famiglia di Dio, entriamo a pieno titolo nella Trinità: siamo gli eredi di tutto il bene che è nella Trinità: Padre-Figlio-Spirito Santo. Abbiamo acquisito il diritto di ereditare tutta la ricchezza di Dio che si è manifestata nel Figlio Gesù, eppure talvolta, volontariamente, ne restiamo fuori, preferendo le nostre povertà e le nostre miserie!
Trinità santissima, famiglia nella quale l’Amore diventa persona, ti prego di illuminare la mia mente e scaldare il mio cuore per comprendere la ricchezza di doni che sono riservati a me, come erede per i meriti di Gesù. Spirito Santo ricorda alla mia anima questa figliolanza eterna e metti sulle mie labbra la più dolce delle preghiere che mi permette di dire a Dio: Abbà, Padre!
CB 07.06.2009 MTM