Queste le parole che ripeteva San Massimiliano Kolbe, morto ad Auschwitz nel 1941, nel campo di concentramento donando la vita al posto di un padre di famiglia. Il frate francescano conventuale polacco era nato in Polonia, entrando giovanissimo nel seminario, a 13 anni, già da piccolo afezionatissimo alla Madonna, l’Immacolata, che divenne il suo ideale a Roma, quando insieme ad altri sei confratelli studenti in teologia diede inizio ad una associazione chiamata Milizia dell’Immacolata, proponendo a se stessi e a tutti l’Immacolata come ideale. Nel secolo delle due guerre mondiali, pure la Chiesa e i Papi stessi, in seguito anche alle apparizioni della Madonna a Fatima, hanno consacrato il mondo a Lei, che “non parlando molto nella Bibbia parla di più oggi” (san Luigi Maria Grignon de Monfort).
Per lo zelo, Massimiliano è stato un promotore e un carismatico per i frati che si sono ragruppati intorno a lui, costituendo in Polonia, la Città dell’Immacolata (Niepokalanow) e lo stesso anche in Giappono dove si era trasferito come missionario. In queste grandi strutture, parecchie centinaia di frati pregavano e lavoravano nella tipografia e diffondevano la rivista Il Cavaliere dell’Immacolata pensato come uno dei mezzi per “portare tutto il mondo a Dio attraverso l’Immacolata”. Un grande ideale in un periodo come quello che vedeva distruggere dalla seconda guerra mondiale il mondo. Pure Massimiliano essendo arrestato viene portato ad Auschwitz dove chiede di morire al posto di un altro uomo condannato a morte. Questa persona è sopravissuta fino a dare testimonianza quando san Giovanni Paolo II ha canonizato san Massimiliano. Nella cella della fame dopo due settimane non essendo morto ancora, un iniezione di acido fenico e poi bruciato nel forno crematorio ad Auscwitz ha lasciato una testimonianza che continua oggi ancora a parlare al mondo. Se non c’è amore non c’è niente, ci potrebbe dire in altre parole.
Tra il 20-22 una reliquia del Santo (un po dei suoi capelli che un frate barbiere aveva conservato prima che Massimiliano andasse ad Auschwitz) è arrivata nella chiesa di “san Pietro” a Campobasso insieme al cingolo che il Santo portava come frate e una piccola statua della Madonna che teneva nella sua stanza. É nel 75º anniversario che le reliquie del Santo vanno per il mondo ad annunciare che solo l’amore crea. Ce lo dice uno che “è volato per il camino”, ricordando le parole spaventose che Primo Levi aveva sentito al suo arrivo nel campo di concentramento e che ce le riporta nel suo libro “Se questo è un uomo”: “Da qui non si esce che per il camino!”.
All’accoglienza della reliquia, SE Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Bojano, celebrando la santa messa ha ricordato come “l’impossibile diventa possibile” attraverso l’amore. Ci sono stati anche altri 5 militi che hanno fatto la loro consacrazione all’Immacolata e si sono iscritti all’associazione in questa bella occasione.
Ci ha ricordato questo evento “che Caino sono pure io” (canzone di Amedeo Minghi) o possiamo esserlo se ci dimentichiamo l’Amore.