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Ogni vita umana non è una vita vuota, ma è una vita piena di un atto di fiducia di Chi ci ha fatti che si esplicita nei talenti di cui uno è fatto. Conoscersi non significa saper dire solo i nostri limiti, ma saper fare un elenco realistico anche delle nostre capacità. “Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì”. Troppe volte paragoniamo la nostra vita a quella degli altri e ci domandiamo perché quello si e noi no. Giudichiamo dall’esterno e viviamo arrabbiati pensando di essere dei figliastri e noi dei figli. Ci dimentichiamo che Dio dà “secondo le capacità di ciascuno”. Ma il vero problema non è fare la conta dei nostri talenti bensì decidere che ne vogliamo fare di quelli che abbiamo. La santità non è guadagnare di più ma avere il coraggio di rischiare ciò che si ha. Se tu rischi ti comporti da figlio, se non rischi tu ragioni da servo che temendo la punizione si paralizza. Una vita con la paura della punizione ci trasforma in devoti inutili, ma la santità consiste nel diventare figli di Dio, non nel semplice stare alle regole. Se per paura dell’inferno fai una vita da santo, allora non hai capito che il bene andava fatto per amore e non paura. “Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti”. Quella che in apparenza ci sembra una grande furbizia a volte nasconde l’errore più radicale. È la dura lezione da imparare: ciò che suggerisce la paura può essere convincente ma conduce sempre a un finale pessimo. Mai fidarsi della paura, bisogna sempre disobbedirle. Ma l’incoscienza è un valore aggiunto solo quando nasce dall’amore, dal sentirsi amati, e non dal nono sapere chi siamo veramente.
L. M. Epicoco